theCityPlan

The CityPlan

2013

Invisible Data collobora alla realizzazione della rubrica The CityPlan sulla rivista ThePlan, producendo mappature tematiche di varie città del mondo. In ogni numero viene pubblicata una città differente, con l’ambizioso fine di descrivere realtà complesse appartenenti ad aree geografiche radicalmente differenti. La sfida di Invisible Data consiste nel creare mappature omogenee delle varie metropoli ricorrendo al solo uso di dati open.

Ecco la lista delle città mappate fino ad ora:
Dublino
Milano
New York
Londra
Istanbul
Amburgo
Cairo
Guadalajara

Segue il testo di introduzione su The Plan 064.

“The CityPlan è una rubrica di analisi su alcune tra le più importanti città del mondo. Partiamo con Dublino, poi ci occuperemo di Milano e New York, e quindi San Paolo, Doha, Lagos, Singapore, Istanbul, Berlino, Guadalajara, Tokyo, Mumbai e molte altre. Osserveremo queste realtà attraverso la costruzione di alcune mappe ed il punto di vista di alcuni attenti osservatori. Le cartografie sono e saranno sempre l’esito dell’interpolazione di dati scientifici rintracciabili liberamente nella rete unito ad un nostro personale punto di vista narrativo ed estetico. Uno sguardo diverso ed alternativo alle guide tradizionali con l’obiettivo di far vivere un’esperienza creativa ed estetica intorno a ciò che le cartografie urbane soprattutto evocano e rappresentano al di là di ogni pretesa demiurgica; brevi racconti da poter cumulare e comparare tra loro nel tempo con l’intento di far fare un viaggio immaginario a cavallo tra scienza e narrazione.

LA CARTA è PIU INTERESSANTE DEL TERRITORIO?

“Jed acquistò una carta stradale “Michelin Départements” della Creuse, Haute-Vienne. Fu lì dispiegando la carta, a due passi dai sandwich di pancarré avvolti nel cellophane, che ebbe la sua seconda grande rivelazione estetica. Quella carta era stupenda; sconvolto, si mise a tremare davanti all’espositore. Non aveva mai contemplato un oggetto così magnifico, così ricco di emozione e significato come quella carta Michelin 1/150.000. L’essenza della modernità, dell’apprendimento scientifico e tecnico del mondo vi si trovava mescolata con l’essenza della vita animale. Il disegno era complesso e bello, di una chiarezza assoluta, utilizzando soltanto un codice ristretto di colori. Ma in ogni frazione, ogni villaggio, rappresentati secondo la loro importanza, si sentiva il palpito, il richiamo di decine di vite umane, di decine o centinaia di anime – le une destinate alla dannazione, le altre alla vita eterna”. (Michel Houllebecq, La carte et le territoire, Flammarion, 2010)

Quella del romanzo di Houllebecq è una lettura disturbante e paradossale, perché suggerisce che la realtà non sia interessante al di fuori della sua stessa rappresentazione estetica e che, una volta rappresentata, non possa che esistere all’interno di essa, unico strumento in grado di oggettivizzare e ricondurre ad equilibrio una vita altrimenti troppo pulsante e imperfetta. In sintesi, relativa. Il fascino di una cartografia, invece, lo si trova proprio nel rapporto tra ciò che descrive e ciò che evoca, e cioè tra la sua tensione razionale e la sua deriva romantica, un po’ come la mappa del tesoro, che descrive e promette allo stesso tempo. La descrizione, infatti, deve necessariamente essere oggettiva per essere interpretabile, ma la sua promessa è libera. Del tesoro ognuno fa quello che più gli pare e piace, sino a decidere di non cercarlo neppure. Houllebecq focalizza l’attenzione su una sorta di forza demiurgica, ma in quel caso l’aspetto artistico produce una deriva inevitabile: le idee di chi produce le mappe, infatti, poco a poco non sono più al servizio dell’immaginazione, ma ammirano se stesse diventando funzionali al demiurgo stesso. è un processo di corruzione, che confonde significato e significante, divorando la tensione, tra forma ed essenza.

La sovrapposizione dei poli produce un’implosione e la mappa diventa “rappresentato”, oggetto esclusivo di una rappresentazione artistica. Diventa essa stessa “realtà” e s’impoverisce dei suoi rebus, delle sue evocazioni, delle sue promesse. Tanto vale farne a meno, di una mappa senza possibilità d’immaginazione, e rimanere in una realtà senza rappresentazione, vista da dentro, compresa nella sua sola parzialità, dunque non compresa mai del tutto. Ma che peccato! E allora, forse, ci conviene proteggere la relazione dialettica tra descrivibile ed indescrivibile, lasciando alla mappa la possibilità magica di organizzare il caos della realtà senza che questo venga negato e, parafrasando José Saramago, vivere appieno il risvolto narrativo delle carte, poiché è lì che si deve cercare quel luogo mobile che appare e scompare dalle carte della fantasia, cioè l’isola sconosciuta. In questo modo, forse, la si può anche trovare.

MAPPE QUASI AUTOMATICHE

Con la progressiva perdita di ogni connotazione formale della città contemporanea è emersa, in forma sempre più evidente, la necessità di trovare nuovi strumenti di analisi e descrizione di una realtà urbana che si è progressivamente “nebulizzata” sul territorio. La perdita di ogni riconoscibile limite della città ha fatto sì che l’essenza stessa della definizione di urbano sia adesso oggetto di analisi e di interpretazione. Allo scopo di indagare i territori urbani contemporanei, assistiamo quindi progressivamente all’individuazione di modalità innovative per la visualizzazione e l’indagine delle città, dall’utilizzo dei social media,come le mappe prodotte da Flickr o da Panoramio, sino alla mappatura di dati sempre più sofisticati forniti da indagini satellitari. La straordinaria crescita dei database referenziati geograficamente ci consente di utilizzare gli strumenti GIS (Geographic Information System) in forme sempre più evolute. I GIS sono strumenti che consentono di leggere, analizzare ed evidenziare i dati collocandoli spazialmente, visualizzando i database in forma sempre più ricca e dettagliata.

Le mappe proposte in questa rubrica individuano quattro temi: la densità della popolazione, quella dei servizi urbani e quindi della vita pubblica, la distribuzione delle aree verdi sulla base della densità delle alberature e la densità del trasporto pubblico. Le mappe hanno una dimensione pari a 150 km di lato, scelta determinata dalla volontà di analizzare anche la scala metropolitana della città oggetto di analisi. I dati sono stati aggregati in griglie da 150 m per la popolazione, i servizi e per il trasporto pubblico, e da 500 m per le densità del verde; i valori delle griglie sono stati poi convertiti in curve di livello per un’immediata lettura, potendo evidenziare gli scostamenti di valore significativi grazie all’omogeneizzazione delle variazioni minori.
Le carte hanno come principio fondante la densità, intesa come variabile qualitativa che consente di percepire in forma immediata e intuitiva le variabili del tema oggetto di analisi; l’organizzazione dei dati di densità, attraverso l’utilizzo delle curve di livello, consente di fare emergere orografie nascoste che si sovrappongono e si relazionano all’urbanizzato. La densità del trasporto pubblico consente, ad esempio, di individuare in modo immediato i luoghi di massima e minima concentrazione del servizio, evidenziando le aree a maggiore densità di trasporto pubblico, in questo caso il centro di Dublino, fino alle aree suburbane diffuse, spesso caratterizzate dall’assenza di connessione con il trasporto pubblico. L’iterazione tra la conformazione statica degli elementi che costituiscono il territorio urbanizzato e la geometria variabile delle analisi di densità ci consente di interrogare la città e – forse – prefigurare
una nuova metodologia per pianificarla e migliorarla.” ThePlan 064.

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